Argentina: quando il lunfardo fu pubblicamente sconfitto dallo spagnolo

(Bs.As.) 3 febbraio 2018. Intanto vi do il benvenuto sulla mia pagina Face e vi ringrazio in anticipo per spendere almeno cinque minuti del vostro (prezioso) tempo. Vi presento ufficialmente la rubrica “Lettere” che ogni mese vi proporrà un argomento nuovo su temi linguistici.
Ma andiamo al dunque. Ho trovato, scartabellando in alcuni archivi digitali argentini, alcuni numeri del diario “Critica” (edificio in Av. De Mayo 1333) che l’11 giugno del 1927 titolava così un sondaggio sulla lingua nazionale: “¿LLEGAREMOS A TENER UN IDIOMA PROPIO?”. Tra l’11 e il 20 giugno vennero pubblicate sedici (16) risposte di specialisti e scrittori alla domanda formulata dai giornalisti. Tra le 16 personalità, c’era anche un grandissimo scrittore argentino: Jorge Luis Borges. Gli altri furono: Enrique Larreta (nella prima uscita), José Antonio Saldias, Ricardo Rojas, Victor Mercante, Last Reason, Roberto Payrô, Félix Lima, Manuel Gâlvez, Enrique Garcia Velloso, Arturo Costa Alvarez, Alberto Nin Frias, Arturo Cancela, Alberto Gerchunoff, José Maria Monner Sans, Florencio Garrigôs (il figlio). Il 29 ci fu la conclusione della redazione di “Critica” fu abbastanza ovvia: no. La lingua argentina, in un certo momento anche Borges vi fa riferimento, non esiste in quanto lingua spagnola con variazioni regionali.
Questioni nazionalistiche, quindi. Infatti, tutto il peso delle 16 risposte serví alla fine per ribadire un dato di fatto, il lunfardo non era la lingua degli argentini:
El lunfardo ha sido, pues, ampliamente derrotado... Nuestra encuesta ha tenido entonces, la virtud de demostrar que existen en el pais hombres empenados en velar por la pureza y la salud del idioma que hablamos, sin oponerse, por cierto, a la evoluciôn que necesariamente sufre a través de anos, climas y regiones.
Solo Last Reason e Nin Frías si opposero allo spagnolo come lingua della nazione argentina; pensarono che il crescimento demografico avrebbe scardinato il potere culturale che la Spagna aveva, ancora, sulla politica interna del paese. Borges giustificava così la sua incertezza sull’esistenza di una lingua argentina: “ [...] deseoso del idioma argentino — de ese idoma tan profetizado y preconizado desde Alberdi, desde Sarmiento, desde Echeverria, desde Gutierrez- pero malicio que no basta apetecerlo con flojera para ser duenos de él. Juridicamente, nadie nos quitarâ el derecho de tener un idioma propio ; la cosa es tenerlo [...] En el pasado manana, no en el manana ni en el hoy lo ubico a ese adivinado idioma argentino [...]” (Fonte: Marcelo Sztrum).
Saluti.
Andrea.

PD: buscame en el Facebook como @italianoCABA